La barca rollava dolcemente sulle onde nervose ma non impossibili: il pescatore era esperto e sapeva quali direzioni e correnti seguire per giungere verso le reti calate quel mattino, lei sapeva, di buon’ora. Non era una zona molto pescosa, ma le correnti dolci e fredde del fiume richiamavano gamberetti che a loro volta attraevano sgombri, cefali, sardine di grossa taglia e piccoli pesci-spada. A volte, avvicinandosi alle barche rientrate al molo, curiosava il pescato e non di rado vedeva piccoli squali martello, mahi-mahi, tonnetti e barracuda, tutte specie ittiche adatte ai curry e agli speziati masala delle cuoche, generose nell’arricchire i sughi dei curry con peperoncino, curcuma, zenzero e altri spezie.
Ognuna di esse aveva la sua ricetta, sebbene
il sapore, alla fine, fosse comune: piccante e liquido, adatto per inzuppare il
chapati e il riso.
Salutò con la mano il pescatore non
molto distante, non ricambiata perché l’uomo era troppo concentrato sulla
navigazione e il controllo della barchetta: esperto, ma mai distratto, sapeva
che alcuni scogli affioravano durante le maree basse, ora nascosti sotto il
pelo dell’acqua. Se avesse perso la concentrazione della corrente avrebbe
causato un danno alla sua barca, anche l’affondamento se l’impatto si fosse
rivelato violento, per quello rimaneva con lo sguardo concentrato sul pelo
dell’acqua sino al momento in cui sarebbe giunto alle boe della rete.
Così fu: il pescatore raggiunse il suo
tramaglio, non troppo lungo, e iniziò a issarlo a bordo.
Aamira capiva la fatica: l’uomo non era
più giovane e il sole cocente, per quanto sempre più basso sulla linea
dell’orizzonte, ne aumentava il carico
di lavoro. Iniziò a scorgere i primi pesci incastrati nelle maglie: la taglia
non era grossa, probabilmente sgombri, cefali o similari, così fu per parecchio
tempo sin quando vide la fatica aumentare nel tentativo di issare una grossa
preda.
Non la scorse subito, ma dopo qualche
minuto si accorse che era una tartaruga marina impigliata con la testa e un
paio di zampe, le anteriori, incauta nel nuotare sottocosta, forse alla ricerca
di prede facili, fuggendo alla mareggiata della notte prima, o solamente alla
ricerca di una spiaggia protetta ove deporre le sue uova. Il litorale, verso
nord, si prestava alla deposizione, spiagge deserte e indisturbate alle quali
avvicinarsi di notte per nascondere sotto la candida sabbia la generazione futura,
mete millenarie di animali primordiali e abitudinari.
Aamira provò a gridare di liberarla e il
pescatore, come se l’avesse sentita, delicatamente posò la tartaruga sul pelo
dell’acqua; il riverbero del sole non concedeva alla ragazzina di vedere i
particolari ma le parve che la sagoma circolare del carapace nuotò qualche
metro in superficie prima di inabissarsi di nuovo libera.
L’uomo fu premiato con la cattura finale
di un grosso barramundi, raro a quelle latitudini ma intensamente allevato
negli ultimi anni, ragion per cui parecchi esemplari riuscivano a fuggire dai
recinti nel mare, o nei vasconi degli allevamenti, riproducendosi in libertà.
Le piaceva il barramundi: sapeva delle
origini australiane del pesce e le capitò più volte di assaggiarne le gustose
carni quando la madre riusciva a spuntare buoni prezzi dai rivenditori, pesce
non comune, come altre specie d’altronde, ma in incremento.
Nessun commento:
Posta un commento