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voglio offrirvi un estratto del libro, un piccolo saggio nel quale rifletto l'importanza della natura come ispirazione alla meditazione ed al risveglio anche nei percorsi yogici.
".....Tendenzialmente sono gli asceti e i loro percorsi eremitici a fornirci l’input nel seguire una disciplina con rigore e coerenza, ma vi chiedo di aprire la mente (il cuore dovrebbe già esserlo): fate vostra tutta la cultura mondiale che nella direzione dell’opportunità di riflessione e contemplazione elementale ha molte più fonti ispiranti di quello cui normalmente si aspira. E dalle quali si traggono ispirazione e scuola di pensiero ed esercizio yogico.
Non
è un nemico il Cristianesimo, nonostante gli eccessivi dogmi rigidi e scritti a
tavolino: il nemico è chi non ha saputo e voluto nei secoli interpretare la
parole di Cristo con coerenza e abbandono.
Quello
è il vero nemico, per quanto anche la parola nemico in se abbia una carica
negativa, estremamente negativa. Meglio allora
definirlo il non/amico, colui che ha fuorviato una Parola, quella di Cristo,
immensa nei contenuti, nella forma, nell’esempio del cammino dell’Uomo di
Nazareth e nel suo sincero esistere.
Allora
chi meglio di San Francesco, tra i tanti mistici cristiani del periodo
considerabile dalla caduta dell’Impero romano d’Occidente in avanti, ha saputo
interpretare la parola del suo Cristo, del Cristo di tutti noi, con enfasi,
devozione, ispirazione, umiltà?
Pochi
altri.
Uno
dei motivi per cui, anche nell’India più integralista delle pratiche vediche,
la figura del Santo d’Assisi è fonte d’ammirazione, rispetto, ispirazione
stessa in un rapporto leale di reciproca ispirazione.
Un
aspetto da non sottovalutare: i santi indiani riconoscono la grandiosità dei
veri portatori della Parola di Cristo, al contrario, la Chiesa convenzionale
non confessa le effettiva convergenze in purezza delle reciproche espressioni
mistiche.
Peccato:
in questo millennio possiamo augurare a tutti noi, soprattutto agli uomini che
professano la fede, che le convergenze, le affinità, le verità reciproche, divengano
la ‘nuova era’ che possa congiungere, e non solo, la professione
culturale, a volte banalmente folklorica, di un sentimento arcaico e profondo
molto più radicato di ciò che mostra l’apparenza.
Per
dirla in termini hinduisti, S. Francesco potrebbe essere definito un grande Ṛṣi (o Rishi, quindi saggio) nato
in Occidente, paragonabile ai grandi Illuminati dell’Oriente, siano essi di
deriva buddhista, jainista, hinduista, generalmente shramanica, eclettica..."
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